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JEET KUNE DO

Il Jeet Kune Do è l’espressione di un uomo, vissuto in un’epoca particolare, soprattutto per il mondo delle arti marziali, è l’espressione di Bruce Lee.
In giovane età studia il Tai-chi-chuan (stile “interno” di Kung Fu) col padre, ma è tramite l’amico Wiliam Cheung che si avvicina all’arte che più lo influenzerà agli inizi della sua carriera, lo stile Wing-chung (stile del Sud della Cina) del Maestro Yip Man.
Riceve insegnamenti anche in altri stili di kung fu presenti ad Hong Kong quali il Tam-tui (stile del nord della Cina specializzato nell’uso dei calci), ilChin-na (tecniche di leva articolare) e vari sistemi di “boxe cinese”.
Sono i primi anni sessanta e Lee porta avanti la sua passione insegnando il Kung-fu appreso ad Hong Kong ad amici ed a persone interessate. Inizia così la sua personale ricerca.
Nello stesso periodo si avvicina alle arti marziali più diffuse in quel periodo negli Stati Uniti, quali Judo, Ju-jitsu, Karate, Aikido, e la sua peculiare attitudine alla ricerca e alla sperimentazione lo portano ad analizzare le arti del combattimento occidentali quali la scherma e la boxe inglese.
L’arte di Bruce Lee, che fino ad ora aveva chiamato “non classical gung fu” o “Jun Fan gung fu”, inizia a prendere la via di quello che sarà il Jeet Kune Do, “la via del pugno che intercetta”.
Si allontana sempre più dai canoni e dai principi propri del Wing Chung, tanto da risultarne irriconoscibile. Bruce sperimenta quello che per lui diventa più importante nel combattimento, cioè la capacità di intercettare l’attacco, o, ancora meglio, la capacità di intercettare l’intenzione dell’avversario.
Influenzato principalmente dalla boxe inglese per l’utilizzo dei colpi di pugno e dalla scherma per il peculiare uso degli spostamenti e per l’attitudine all’intercettamento, Lee adatta quindi i suoi attrezzi e la sua mente a questa strategia primaria.
Nel tempo continua l’evoluzione dell’arte secondo i punti cardine della sua analisi: “semplice, diretto e non classico”. Lee inizia quindi l’eliminazione del superfluo, cambia il suo approccio all’allenamento, al centro del quale pone lo “sparring” a pieno contatto e la preparazione fisica.
Egli è anche il primo ad adottare e adattare attrezzature e protezioni utilizzate in altri. Il Jeet Kune Do si può tranquillamente definire il precursore della Kick boxing e dei suoi derivati più moderni.
Lee ci ha lasciato un’arte geniale, innovativa, in un periodo in cui le arti marziali o erano chiuse in se stesse o erano aperte al mondo sportivo, snaturando in entrambi i casi l’essenza di quello che è un Arte Marziale. Ci ha lasciato però anche un’arte attuale ai giorni nostri perché si basa su principi reali. Lee ci lascia un modo differente di analizzare il combattimento, un sistema di analisi quasi scientifico ma che mette al centro dell’attenzione l’individuo, riportando l’arte ad espressione delle proprie potenzialità, qualità e caratteristiche fisiche e caratteriali. Lee ci lascia l’esempio di una personalità fuori dagli schemi, capace di tramutare in azione quei principi che nella sua vita di studioso e appassionato di filosofia aveva reso suoi.

 
KALI e SILAT

Kali-Eskrima e Pentjak Silat, arti marziali del sud-est asiatico
Pentjak Silat è il nome utilizzato per raggruppare i molti stili di combattimento presenti nella zona insulare del sud-est asiatico, in particolare Indonesia, Malesia e sud delle Filippine.
Con il termine kali si identifica l’insieme delle arti filippine.
L’arte sviluppatasi dopo l’influenza europea prese invece comunemente il nome di Eskrima o Arnis de mano.
Sulle isole di Java e Sumatra e nella zona centrale dell’arcipelago Filippino, sul substrato delle arti guerriere tribali si posero le più sofisticate arti provenienti dall’India, dalla Cina e dall’Europa.
Le peculiari doti di sincretismo, caratteristiche delle popolazioni del Sud-Est asiatico, hanno permesso la fusione e l’adattamento di principi e metodiche proprie di altre culture, creando arti estremamente efficaci perché influenzate nel tempo dalle nuove idee che accompagnavano le conquiste da parte delle sociètà più avanzate, senza comunque perdere quegli aspetti propri di una cultura nata in piccole tribù perennemente in lotta tra di loro.
Il Pentjak Silat nasce nella parte occidentale dell’arcipelago, nelle isole di Sumatra e Java, sotto l’influsso della cultura Hindu proveniente dall’India.
La posizione strategica dell’Indonesia, situata nelle rotte commerciali tra le due principali civiltà
La prima grande influenza sui sistemi guerrieri autoctoni fu infatti la cultura hindu; i grandi imperi indiani importarono nell’arcipelago le loro armi e arti guerriere ben più sofisticate, che diventeranno le radici del Pentjiak Silat.
L’influenza indiana è ben visibile in molte caratteristiche peculiari delle arti indonesiane e malesi, tra cui l’utilizzo di movimenti codificati in forme di danza guerriera, la predilezione, soprattutto negli stili dell’isola di Sumatra, di strategie portate alla lotta e nella diffusione del Kris, il tradizionale pugnale con la lama a serpentina probabilmente “presa in prestito” dalla punta delle lance Indiane.
Con l’inizio del XVI secolo iniziarono le colonizzazioni commerciali europee; i primi furono i Portoghesi, ma anche Spagnoli, Inglesi e soprattutto gli Olandesi.
Durante la loro dominazione nel XIX secolo, gli Olandesi insediarono, nelle piantagioni di riso e spezie dell’isola di Java, numerose comunità Cinesi che importarono il Kung Fu cinese sull’isola (in Indonesia conosciuto come Kuntao).
L’influsso di queste arti fu notevole negli stili di Java ed è riscontrabile in alcuni spostamenti, le posizioni basse e soprattutto nel modo lineare di tirare i pugni e le combinazioni degli stessi, caratteristiche queste degli stili cinesi del sud, che si fusero ai sistemi di combattimento già esistenti provenienti dalla precedente influenza indiana.
Filippine e Kali
La leggenda narra dei 10 Datu, capi tribù Dayaky, che intorno alla meta del XIII secolo, dalle coste del Borneo raggiunsero le isole filippine importando, insieme alla religione musulmana, la loro cultura guerriera. Sembra che le fondamenta del Kali siano le tecniche con cui questi formidabili guerrieri utilizzavano la loro spada a serpentina Kris (o Kalis).
Queste arti guerriere indigene, forgiate per secoli nei frequenti scontri tra le varie tribù e sultanati locali, furono messe alla prova all’inizio del XVI secolo con i primi tentativi di colonizzazione della regione da parte delle potenze Europee.
A simbolo della tradizione guerriera filippina è posta la figura dell’eroe nazionale, il Rajah Lapulapu, che, si narra, abbia tenuto testa agli invasori Spagnoli sconfiggendoli e uccidendo il condottiero Ferdinando Magellano, nella battaglia sull’isola di Mactan.
L’insediamento coloniale avvenne con successo nella zona centrale dell’arcipelago, dove la popolazione accolse favorevolmente l’introduzione della religione cristiana.
È in questa regione e in questo clima che nasce l’ Eskrima; i coloni addestravano la popolazione locale nell'arte della guerra e del maneggio delle armi occidentali ( stili spagnoli, ma anche, grazie ai mercenari, stili portoghesi e italiani) per difendere chiese e monasteri dalle frequenti incursioni delle popolazioni Moros del sud, nonché dai pirati cinesi e giapponesi che arrivavano ogni stagione per rapire, saccheggiare e fare schiavi.
L’ Eskrima è quindi una perfetta sintonia tra strategie e tecniche di guerriglia, utilizzate dai nativi negli scontri tribali, e le più sofisticati e geometrici sistemi delle Arti Europee del XVI secolo.
La struttura e l’organizzazione dell’Eskrima è molto occidentale: il sistema di numerazioni, lo studio di contrattacchi su ogni attacco e contrattacchi sui contrattacchi, e ogni genere di allenamento come la spada utilizzata con la daga, ecc … sono tipici delle arti spagnole e italiane del XVI secolo.
Sono quindi le influenze così diverse degli ultimi secoli che hanno portato lo sviluppo di arti apparentemente così differenti.
È in questo periodo che in Indonesia le arti sviluppano una prevalenza di strategie nel combattimento disarmato e si formano gli stili prendendo i gusti e le caratteristiche dei luoghi e delle varie genti.
Nell’area di Java, l’influenza degli stili cinesi sviluppa sistemi con strategie basate sul combattimento in piedi e l’utilizzo di combinazioni di colpi di pugno lineari. Nella zona di Sumatra, invece, la minore influenza cinese e le condizioni climatiche e territoriali hanno mantenuto viva l’influenza indiana, con predominanza di strategie volte al combattimento a terra e alla “lotta”.
Nelle Filippine i sistemi europei si scontrarono con le arti guerriere autoctone, alcune delle quali ne sono profondamente influenzate.
Il divieto del governo spagnolo al possesso di lame per la popolazione, unito al fatto che a quel tempo queste erano molto costose, introdusse l’utilizzo dei bastoni per l’addestramento, cosa che influenzò molti stili, specializzandosi esclusivamente nell’uso di questo; col passare del tempo e con la diminuzione della necessità di combattimenti all’arma bianca, l’Eskrima divenne un’arte utilizzata per la difesa personale seppur sempre incentrata sull’utilizzo delle armi.

 
Ringraziamo Samuele Leonardi per averci fornito parte del materiale.
 
 
PALESTRA
 
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Sifu Guru Cass Magda, Sifu Maximo e compagni
Associazione Kesa
Sifu Tim Tackett e compagni
Sifu Guru Cass Magda, Sifu Maximo e Beppe
Sifu Tim Tackett, Sifu Maximo e compagni
Sifu Maximo e compagni
Inaugurazione Black Bull Academy
Inaugurazione Black Bull Academy
Sifu Serafino Fontanta, Sifu Tim Tackett e Sifu Maximo